Sottounità S2

Disciplina: religione
Docente: Andrea Nunziata

Il simbolo: segno che rende visibile il confronto con l'invisibile

Prerequisiti
- Conoscenza degli elementi che fondano la struttura del simbolo (significante e significato).
- Conoscenza del concetto di sacro in riferimento allo spazio e al tempo percepiti come presenza del sacro nell'esperienza umana.

Obiettivi disciplinari
- Invitare gli alunni a porsi di fronte ai simboli e ad individuarne i significati universali.
- Gli alunni comprendono il significato dei simboli nel contesto di un ambiente specifico.

Finalità educative
- Valorizzazione del linguaggio simbolico nel contesto religioso come fondamentale chiave di interpretazione della realtà.
- Comprensione dell'efficacia della comunicazione simbolica rispetto ai limiti proposti dal linguaggio verbale.

Metodologia
Lezione frontale
Proiezione diapositive

Schema della lezione

1. Introduzione del tema

2. Il simbolo nella Bibbia

3. Confronto col simbolo

Percorso proposto

Introduzione

Le cose parlano. Naturalmente non per tutti, ma solo per chi stabilisce con esse un legame di sentimento, di affetto, di ricordo. Le cose non hanno solo un uso, non hanno solo funzione di "servire" a qualcosa, finita la quale non hanno più senso. Quante cose "finite" conserviamo con cura? Una penna, un vestito che non ci entra più, un sasso raccolto su una spiaggia: dentro queste cose e attraverso di esse noi vediamo noi stessi e le emozioni legate a loro, a un momento, a un'amicizia o a un amore. Diventano un simbolo che solo noi vediamo e possiamo leggere. Riempiono di significati la nostra casa, la nostra camera, il nostro mondo. Per questo valgono molto per noi, un valore senza denaro.
Le cose della fede non sono a portata di mano. Non si vedono e non si toccano, dunque non le possiamo indicare con un dito come un tavolo, una finestra o una mela. Sono invece come i sentimenti, i gusti, le passioni, le paure: stanno dentro di noi, non sono cose materiali ma non per questo non esistono.
Come fare a parlarne? Le religioni usano segni speciali, chiamati simboli, che hanno il potere di parlare di ciò che non si potrebbe dire, come la vita e la morte, il bene e il male, il vero e il falso, lo spirito, l'anima, Dio stesso. Il linguaggio religioso va oltre le parole: gesti, colori, suoni, luci, figure geometriche sanno trasmettere un messaggio segreto che viene dall'infinito.

La parola deriva dal greco, lingua in cui indica congiunzione e collegamento fra parti diverse ("syn-bolon" = " messo-insieme).
Anticamente i patti e i contratti erano indicati dal possesso di una parte di un pezzo di coccio spezzato in due che faceva fede per il riconoscimento dell'accordo anche a distanza di tempo.
Il sostantivo greco "symbolè" indica l'articolazione del gomito o del ginocchio, ed anche ogni idea di congiunzione, riunione, contratto, patto.

Il simbolo nella Bibbia

La Bibbia conosce appena il termine simbolo, mentre usa molto il temine segno che di fatto assume nel contesto un significato molto prossimo a simbolo.
Il simbolo nell'Antico Testamento è dato dall'uso comune di immagini tratte dalla natura o dal mondo degli animali (come nel profeta Amos).
Simboli nell'Antico Testamento sono anche i nomi: Adamo è tratto dalla terra (adamah), Eva è madre di ogni vivente (hawwah), Caino è un acquisto (qanah), come primo figlio per Eva.
Anche i numeri hanno valore simbolico: uno è il numero della divinità, in quanto è solo col peccato che avviene la divisione (bene-male), due è il numero del contrasto ma anche della polarità complementare; tre è simbolo della completezza e quindi della divinità e perfezione di Dio:

"Abramo abitava presso le Querce di Mamre. Un giorno, nell'ora più calda mentre stava seduto all'ingresso della sua tenda, gli apparve il Signore. Abramo alzò gli occhi e vide tre uomini, davanti a lui". (Genesi 18,1-2)

Quattro è il numero dei punti cardinali e delle quattro direzioni celesti e del vento: per questo il simbolo della terra e del creato. Cinque è il numero dei libri della Torah. Sei è il simbolo di incompiutezza, segno negativo anche per l'Apocalisse (666 è il numero dell'uomo potente e malvagio). Sette è il numero dei giorni della settimana, della unità e della compiutezza voluta da Dio.

Nei Vangeli non è raro che un evento, raccontato per come storicamente si è verificato, assuma un valore simbolico nel richiamo a fatti e profezie contenute nell'Antico Testamento. Lo scopo dell'evangelista è mettere in evidenza la continuità fra antica e nuova alleanza, anche mediante l'evocazione di una simbologia già tradizionalmente presente nel mondo giudaico.

Anche nei miracoli è importante cogliere il significato simbolico delle cose e dei fatti, come ad esempio nell'oro, incenso e mirra portato in dono a Gesù bambino dai Magi (segno di regalità e di destino di morte), nell'acqua trasformata in vino a Cana (segno della novità sostanziale del vangelo), nella risurrezione di Lazzaro (segno di nuova vita per chi crede), nel profumo versato da Maria sui piedi di Gesù (segno di prossima sepoltura).
Da sottolineare anche il valore simbolico che nel Nuovo Testamento viene attribuito ad alcuni elementi naturali che non a caso sono poi quelli che assumono valore e significato sacramentale nella successiva esperienza della Chiesa.

Nell'Apocalisse il simbolo è il fondamentale elemento espressivo. Esso fu usato probabilmente per rendere meno rischiosa la sua diffusione nel mondo romano che cominciava a contrastare il cristianesimo. Il messaggio di speranza e di incoraggiamento nella vittoria finale, fortemente polemico con la potenza idolatrica dell'impero, in molti passi fa uso di simboli e allegorie suggestive ed enigmatiche fuori dal contesto storico e teologico in cui sono nate.

"Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna che sembrava vestita di sole, con una corona di dodici stelle in capo, e la luna sotto i suoi piedi. Stava per dare alla luce un bambino e gridava per le doglie e il travaglio del parto.
Un altro segno apparve nel cielo: un drago enorme, rosso fuoco, con sette teste e dieci corna. Su ogni testa aveva un diadema, e la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le scagliava sulla terra. Il drago si pose di fronte alla donna che stava per partorire: voleva divorare il bambino appena fosse nato. La donna dette alla luce un maschio: egli dovrà governare tutte le nazioni con un bastone di ferro. Quel figlio fu rapito e portato verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, in un posto preparato da Dio. Là doveva trovare ospitalità per milleduecentosessanta giorni" (Apocalisse 12,1-6).

E' opportuno a questo punto o la visita ad un luogo che risulti o noto agli allievi o comunque facilmente da loro visitabile ( in alternativa si faranno vedere foto o diapositive) dove sono presenti alcuni simboli significativi. Qui viene proposta una serie di diapositive scattate nel chiostro del Convento della Madonna delle Grazie di Udine, che si trova vicino alla scuola.

Il chiostro: dove i simboli parlano

Le immagini mettono in primo piano alcuni elementi simbolici fondamentali che permetteranno ai ragazzi di interpretare le chiavi simboliche tipiche di ogni chiostro; in questo modo è possibile comprendere l'universalità del linguaggio iconico e la sua funzione essenziale nel dialogo anche per l'uomo contemporaneo. Con queste finalità si passa alla proiezione delle seguenti immagini:

1. Il quadrato

2. La colonna

3. Il pozzo

4. La palma

Il quadrato è una delle figure geometriche più frequenti e più universalmente usate nel linguaggio dei simboli. Secondo de Champeaux è uno dei quattro simboli universali insieme al centro (ogni popolo ha il proprio centro del mondo), al cerchio (il mondo in quanto si distingue dal suo principio che è il punto) e alla croce.
E' il simbolo della terra, in opposizione al cielo, ma anche il simbolo dell'universo creato, terra e cielo , in opposizione al non creato e al creatore; è l'antitesi del trascendente.
Molti spazi sacri hanno una forma quadrata: altari, templi, città. Anche il chiostro ha una pianta quadrata, che rappresenta il cosmo, i suoi quattro pilastri d'angolo indicano i quattro elementi. Tutta una spiritualità si iscrive simbolicamente in questa forma quadrata della stabilità, di una stabilità da interiorizzare.

La colonna è elemento essenziale dell'architettura, supporto. Rappresenta l'asse della costruzione e ne collega i diversi livelli, garantendone la solidità.
Con la base e il capitello rappresenta l'albero della vita: la base indica le radici, il fusto il tronco e il capitello il fogliame. Nelle tradizioni ebraiche e cristiane, la colonna assume un simbolismo cosmico spirituale; essa sostiene l'alto e, quindi, serve da collegamento fra quest'ultimo e il basso. La si paragona perciò all'albero cosmico, all'albero della vita, all'albero dei mondi.
La colonna assume talvolta il senso di una teofania e a proposito del tema della luce, la liturgia pasquale evoca il simbolo della colonna di fuoco che conduce gli Israeliti nel deserto.

Il pozzo realizza una sintesi dei tre ordini cosmici, cielo, terra, inferi; di tre elementi: l'acqua, la terra e l'aria; è una via vitale di comunicazione. E' simbolo dell'abbondanza e la sorgente della vita, particolarmente presso i popoli per i quali le acque vive sono fonte di miracoli. Il pozzo ha nella lingua ebraica il significato di donna, di sposa. Considerato dal basso in alto, è un cannocchiale astronomico gigante, puntato dal fondo delle viscere della terra sul polo celeste.

La palma, il ramoscello, il ramo verde sono universalmente considerati come simboli di vittoria, di ascensione, di rigenerazione e di immortalità. La palma della Pentecoste prefigurava la Resurrezione del Cristo alla fine del dramma del Calvario; la palma dei martiri non ha un significato diverso. Nel chiostro la presenza della palma rappresenta la trasfigurazione della croce che da strumento di morte diviene, trasformata dal sangue salvifico di Gesù, albero sempre verde, segno della vittoria della vita sulla morte.

N.B. le voci riportate sono tratte da J. Chevalier, Dizionario dei simboli, BUR.

Note per gli insegnanti

E' bene sottolineare che:

1. Le immagini e i simboli sono vissuti e valorizzati in modi diversi in relazione al contesto culturale di una determinata regione. Ogni cultura è una caduta nella storia e, di conseguenza, è limitata, ma attraverso i simboli è possibile mantenere una finestra aperta e rivelare le situazioni limite dell'uomo. E' bene mettere in risalto agli allievi che le immagini simboliche sono una apertura verso il trascendente, in qualsiasi cultura, e consentono una comunicazione che a parole non sarebbe possibile. Grazie ad esse inoltre le storie diverse individuali e culturali possono trovare punti di contatto. . L'Occidente è attualmente "costretto" al dialogo con le altre culture e come dice Eliade: "sarebbe deplorevole che questo dialogo venisse intavolato senza aver tratto alcun insegnamento dalle rivelazioni emerse dallo studio dei simbolismi"(Mircea Eliade, Immagini e simboli, Jaca Book, pag.155)

2. Il cristianesimo ha svolto un ruolo civilizzatore considerevole soprattutto con la creazione di un nuovo comune linguaggio che ha fatto del simbolo un elemento fondamentale in modo particolare tra gli strati popolari delle nuove nazioni europee

3. la storia delle religioni conosce un numero considerevole di costruzioni rituali di un "Centro". Per un confronto con la cultura orientale si può proporre il mandala che, nella tradizione tibetana rappresenta un' imago mundi. Il mandala può essere contemporaneamente il supporto di un rituale concreto, oppure di una concentrazione spirituale. Questa polivalenza è una caratteristica del simbolismo del Centro in generale e il perché di ciò è facilmente comprensibile: ogni essere umano tende verso il Centro e verso il suo proprio Centro ,punto in cui si stabilisce la comunicazione con il Cielo.


Bibliografia

Eliade Mircea, Immagini e Simboli, Jaka Book Milano 1980

Eliade Mircea, Trattato di Storia delle Religioni, Boringhieri Milano

Raffaele Pettazzoni, In Principio. I Miti delle Origini, Utet 1990

Heinz-Moh, Lessico di Iconografia Cristiana, IPL Milano 1984

Per un percorso didattico organico e preparato ad hoc per gli studenti delle scuole superiori si faccia riferimento al libro di testo per l'Insegnamento della Religione Cattolica di Del Bufalo, Dotolo, Quadrino, La Parola Chiave, EDB vol.1 al quale viene fatto riferimento per la prima parte di questo lavoro.

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