Materia: epigrafia latina
Docente: Annarosa Termini
Prerequisiti
- conoscenza della storia romana e della lingua latina;
- nozioni di base relative alla navigazione in Internet.
Obiettivi disciplinari
- Fornire agli studenti un'informazione succinta, ma significativa riguardo lepigrafia latina
Finalità inerenti il percorso
- Si vuole mettere in evidenza come già nel linguaggio epigrafico venissero utilizzati gli accorgimenti e le suggestioni del linguaggio pubblicitario odierno
- luniversalità del linguaggio epigrafico dovuta alla presenza in esso sia di parole, sia di simboli, che di immagini.
Premessa alla lezione
Questa lezione vuole far conoscere una forma di comunicazione (il linguaggio epigrafico nel mondo romano) che è stata utilizzata per un arco di dodici secoli (le iscrizioni latine si datano dal VII sec. a. C. sino al V sec. d. C.), e finisce quando si sgretola l'unità politica e culturale del mondo occidentale.
Si tratta evidentemente di un capitolo lunghissimo e importante della storia della comunicazione umana. Attraverso opportuni esempi si vuole mostrare le caratteristiche principali della comunicazione epigrafica, toccando temi quali: la scrittura, i simboli, le abbreviazioni, la decodifica dei messaggi, l'importanza dell'epigrafia nella ricostruzione della storia politica e della storia sociale. Può solo essere fatto un accenno ai caratteri e alla tassonomia delle iscrizioni romane.
E prevista la visita di alcuni siti Internet italiani e stranieri dedicati all'Epigrafia, con illustrazione di caratteristiche e potenzialità.
La lezione si articola in due parti: un'introduzione sintetica alla disciplina epigrafica (capp. 1-2) e una seconda parte (capp. 3-4) dedicata all'analisi del tema, ossia all'interazione, all'interno della comunicazione epigrafica, di parole, da una parte e simboli e immagini dall'altra.
1. Epigrafia latina
1.1. Limiti cronologici e geografici
1.2. La parola
1.3. Epigrafe
1.4. Compiti dell'epigrafista
1.5. Funzione dell'epigrafe
2. Tipi di iscrizioni
2.1. Epigrafi funerarie
2.2. Epigrafi sacre
2.3 Epigrafi onorarie
2.4. Epigrafi di opere pubbliche
2.5. Instrumentum (domesticum)
3. Il linguaggio epigrafico
3.1. Abbreviazioni
3.2. Da abbreviazioni a stereotipi
3.3. Formule stereotipe
3.4. Damnatio memoriae
3.5. Prescrizioni
3.6. Simboli
3.7. Figure
4. Conclusioni
5. epigrafia e Internet
Bibliografia
Per ogni argomento è prevista la presentazione di alcune immagini esemplificative (vedi Tavole)
1. Epigrafia latina
1.1. Limiti cronologici e geografici
Questa lezione riguarda solo un aspetto specifico dell'epigrafia latina. In così breve tempo del resto non sarebbe possibile parlare di un argomento così vasto come l'epigrafia, ma solo tentare di dare un'idea di massima.
Per chi invece non si fosse mai avvicinato a un testo epigrafico, si può dire che l'epigrafia non è semplicemente una delle tante discipline dell'archeologia ma si tratta piuttosto di un intero universo.
E per dare subito una misura su cui riflettere, si può evidenziare che le iscrizioni latine coprono un arco di dodici secoli. Questo significa, a pensarci bene, che per più di mille anni in tutto il mondo romano sono state prodotte centinaia di migliaia di iscrizioni in lingua latina. Per essere precisi, il terminus post quem e il terminus ante quem dell'epigrafia latina sono, rispettivamente, il VII sec. a.C. e il V sec. d.C.
Non che in seguito la produzione epigrafica sia cessata; in quanto tuttora si fanno iscrizioni.
Vengono proposte delle immagini per far vedere quanto sia grande la varietà degli oggetti iscritti.
(TAVOLE 1-2)
Può essere presentata una carta dell'Impero romano (TAV.3).
Si può immaginarlo pieno di città, di strade e di persone e anche pieno di iscrizioni. Moltissime, com'è noto, si trovano a Roma e nelle grandi città dell'Impero. E significativo a questo punto fare riferimento alla realtà locale, conosciuta dagli allievi. Noi siamo in Friuli, possiamo ricordare Aquileia (fondata nel 181 a. C.)che è stata una città romana importantissima, forse la capitale del Nord, come dice qualcuno. Proprio Aquileia ha restituito un numero assai alto di iscrizioni. A questo punto, si può invitare a riflettere sul dato cronologico (dodici secoli) e su quello spaziale (l'Impero) per apprezzare la vastità del tema.
1.2. La parola
"Epigrafia" ed "epigrafe" derivano dalla parola greca 'epicrazò che significa "scrittura su qualcosa". "Iscrizione" è invece parola di origine latina (inscriptio), che traduce peraltro fedelmente il termine greco. Tuttavia i romani, per indicare l'iscrizione, dicevano piuttosto titulus, mentre inscriptio è un termine dotto successivo.
1.3. Epigrafe
Ogni iscrizione è prima di tutto un prodotto culturale che serve a comunicare. Essa si caratterizza rispetto ad altri mezzi, perché il supporto su cui è inciso il testo è in pietra, in metallo o in altro materiale meno deperibile della carta di papiro, del legno o della cera. Dunque l'epigrafe è un testo che si vuol far durare nel tempo. Oltre a ciò l'iscrizione è anche, assieme al suo monumento, un arredo urbano (1).
1.4. Compiti dell'epigrafista
Chi studia un'iscrizione non si occupa solamente di decifrare ed eventualmente tradurre il testo epigrafico, anche perché, come si può vedere, conta anche il supporto dell'iscrizione stessa. L'epigrafista deve compiere un'operazione ben più complessa: deve cercare di stabilire:
1. chi sia l'autore del messaggio
2. quale sia il supporto dell'iscrizione (che può essere la base di una statua, la campata di un ponte, un arco trionfale ecc.)
3. quale sia la scrittura usata (e di questo si occupa una disciplina speciale: la paleografia)
4. a quale data o periodo l'iscrizione vada assegnata
Altre indagini riguardano l'ambiente e il contesto cui l'epigrafe era destinata, l'identità delle persone che eventualmente compaiono nel testo (prosopografia) e molto altro ancora.
Si tratta di un lavoro lungo e che oltre tutto ha una storia di secoli, visto che i primi epigrafisti consapevoli furono gli Umanisti, che senz'altro sono noti per il ruolo determinante che hanno svolto nella riscoperta del mondo antico.
1.5. Funzione dell'epigrafe
Le iscrizioni erano collocate generalmente in luoghi molto frequentati, ben esposte al pubblico. La scrittura era sempre piuttosto chiara e grande (a differenza di quanto accade nell'epigrafia greca). Il messaggio doveva richiamare immediatamente l'attenzione del passante. Si può addirittura immaginare che molti romani abbiano imparato a leggere anche grazie alle iscrizioni.
2. Tipi di iscrizioni
2.1. Epigrafi funerarie
Sono forse le più note (e sono tuttora usate). Vengono commissionate dai parenti del defunto oppure preparate dal defunto prima della morte (in questo caso compare generalmente la sigla V(ivus) F(ecit); ma il committente può essere anche un patronus che paga la tomba dei suoi liberti. Contengono informazioni preziosissime per la ricostruzione della vita sociale che vanno dall'indicazione del nome all'età del defunto, dalla carriera politica (cursus honorum) alle modalità della morte (2). Rapporti familiari, aspetti onomastici e demografici, usi relativi alla sepoltura, credenze relative alla morte, sono solo alcuni degli elementi che emergono dalle iscrizioni funerarie.
Si può ricordare che i cimiteri romani non erano luoghi separati, come lo sono i nostri. Al contrario le necropoli si trovavano lungo le vie d'accesso alla città. Questa circostanza faceva sì che i monumenti fossero alla portata di migliaia di persone: un pubblico vastissimo cui proporre e affidare, con orgoglio, il ricordo di se stessi o dei propri cari.
(TAVOLE 4-10)
2.2. Epigrafi sacre
Sono iscrizioni dedicate a una divinità. Possono trovarsi su un semplice ex-voto di terracotta come su un grande altare. Grazie a queste iscrizioni è possibile seguire la storia dei vari culti di età romana in tutto l'Impero.
(TAVOLE 11-12)
2.3. Epigrafi onorarie
Importantissime per la ricostruzione della storia sociale e politica del mondo romano. I personaggi menzionati, che possono essere oscuri magistrati locali come imperatori, spesso vengono menzionati insieme al loro cursus honorum, cioè la carriera politica.
(TAVOLE 13-14)
2.4. Epigrafi di opere pubbliche
Accompagnano la costruzione, il restauro o l'abbellimento di edifici, strade, ponti e monumenti in genere. Sono di grande importanza anche per l'archeologia.
(TAVOLA 15)
2.5. Instrumentum (domesticum)
Questa categoria d'iscrizioni è suggestiva, perché ricorda quei cassetti di casa dove si stipano le cose più diverse. In effetti si tratta di un contenitore vastissimo, dove finiscono tutti quei testi (di solito brevi) iscritti su oggetti i più disparati. Rientrano in questa categoria, per esempio, i collari dei cani e degli schiavi, gli oggetti in ceramica, gli specchi, gli anelli e le gemme in genere, gli ostraka, le tessere da gioco, le tabellae defixiones (tavolette magiche contenenti maledizioni), e persino i proiettili di piombo su cui i soldati incidevano insulti all'indirizzo del nemico (TAVOLE 16-17)
Questa brevissima rassegna dei tipi di iscrizioni non è assolutamente completa, basterà dire che esistono molte altre categorie d'iscrizioni, che tuttavia non è possibile qui nemmeno parlarne sommariamente. Ci si limita a ricordare le leggi, i diplomi militari, i calendari, le iscrizioni parietali (le più famose sono quelle pompeiane; si può ricordare che sulle pareti delle case di Pompei sono stati rinvenuti anche molti "manifesti" elettorali) (3).
3. Il linguaggio epigrafico
E stato già detto che le iscrizioni erano esposte in bella vista. Le lettere erano di solito molto grandi e chiaramente leggibili. Tutto era predisposto in modo da catturare l'attenzione. Proprio per la loro facilità di lettura è verosimile che i testi epigrafici fossero anche un mezzo d'istruzione. (4) (TAVOLA 18)
L'occhio del lettore veniva colpito tanto dal supporto quanto dal testo. Il materiale e l'esecuzione dicevano già molto: lettere in bronzo, per esempio, rivelano immediatamente un'epigrafe di gran lusso e importanza (purtroppo ne restano poche, perché sono state ben presto saccheggiate).(TAVOLA 19)
La stessa impaginazione del testo era studiata con cura (e malizia). La distribuzione delle righe, per esempio, non era mai casuale: bisognava che certe parti del testo risultassero più visibili di altre, quindi più importanti. (5)
In certi monumenti vi sarebbero addirittura degli espedienti che potremmo definire subliminali, basati sullo sfruttamento della luce solare. L'esempio più noto: l'horologium di Augusto in Campo Marzio. (6)
Se poi al colpo d'occhio seguiva un esame più attento, ecco emergere dall'iscrizione alcune parole scritte più grandi (per esempio nomi di persone), oppure alcune sigle importanti (per esempio quelle che indicano una magistratura o una carica in genere). A questo punto il lettore era già stato, per così dire, catturato dal testo e dalle immagini. Poteva seguire una lettura, più o meno veloce, a seconda della cultura del lettore, e poteva trattarsi di una lettura a voce alta oppure a mente. (7) Del resto questa cattura è stata ampiamente prevista, basti pensare al "siste et lege" che spesso si trova all'inizio di certe iscrizioni funebri. (8)
3.1. Abbreviazioni
Nelle immagini viste, si farà notare l'infinità di abbreviazioni (siglae, se si tratta di singole lettere, notae se si tratta di troncamento).
Naturalmente sono tutti espedienti per risparmiare spazio. Io credo tuttavia che le abbreviazioni, nate per il fine pratico che ho detto, abbiano assunto anche un altro senso e siano state percepite anche come elementi fortemente simbolici del messaggio epigrafico.
Si sollecitano gli allievi a soffermarsi sull'impatto visivo che hanno, per esempio, certe abbreviazioni relative al potere, sia nel cursus honorum dei singoli personaggi che nelle titolature imperiali.
Esistono grandi repertori cartacei (e oggi elettronici) (9) che raccolgono le abbreviazioni e le sciolgono a uso degli epigrafisti.
Un repertorio elettronico di abbreviazioni latine di facile consultazione è: http://asgle.classics.unc.edu/abbrev/latin/
Il lettore antico però non girava certo munito di simili strumenti; egli doveva sciogliere le abbreviazioni da solo, se voleva capire il testo.
Un grande epigrafista italiano, Giancarlo Susini, a proposito dell'uso massiccio delle abbreviazioni nelle iscrizioni latine ha parlato di "lettura provocatoria" e "intimidatoria", cogliendo nel segno. (10)
Eppure nonostante questa difficoltà, grazie all'epigrafia la lingua latina si è diffusa in tutto l'Impero, il che significa in tutta Europa, anche perché, i romani si preoccupavano che l'alfabeto delle iscrizioni fosse standardizzato al massimo, perché volevano che tutti potessero capire.
E importante far riflettere su quanta civiltà ci sia dietro a questa volontà.
Il lettore antico, mentre legge, forse a voce alta e a fatica, compitando, forse speditamente con gli occhi, prova senz'altro delle emozioni legate a quanto ha di fronte e nello stesso tempo attiva un'operazione di decodifica e d'interpretazione. Ecco, in questo processo le abbreviazioni giocano un ruolo importante:
1. facilitano una prima classificazione del messaggio
2. sono eloquenti simboli del potere del singolo e della comunità
3. catalizzano l'attenzione su aspetti particolari del messaggio
4. aiutano a memorizzare
Quanto a quest'ultima funzione è stato osservato che le abbreviazioni, proprio perché comportano uno sforzo della memoria, fanno parte di una mnemotecnica, che da una parte serve a veicolare il consenso ideologico e culturale, dall'altra produce nel lettore un effetto di rassicurazione psicologica. (11)
Del resto l'epigrafe è stata fatta per questo: colpire e informare, qualche volta commuovere (12). Che poi i romani spesso volessero anche intimidire, questo è certo.
3.2. Da abbreviazioni a stereotipi
Alcune abbreviazioni diventarono col tempo dei veri stereotipi iconografici. E' il caso, per esempio, dell'abbreviazione D(is) M(anibus), che compare frequentemente nelle iscrizioni funerarie a partire dal primo secolo dopo Cristo. Divenuta uno stereotipo del messaggio epigrafico funebre, finì per essere usata anche dai Cristiani. Aveva perciò perso il suo significato originario di dedica agli dei inferi, per diventare generico simbolo di morte.
3.3. Formule stereotipe
Vale la pena di ricordare anche le formule stereotipe del linguaggio epigrafico, specialmente funebre. Questo linguaggio, che non assomiglia né al latino scritto, né verosimilmente a quello parlato, è ricco di formule preconfezionate. Si può ricordare, per esempio, il gran numero di iscrizioni funebri relative a donne, in cui la defunta viene lodata in quanto univira (cioè sposata una volta sola), o perché lanam fecit, domum servavit (13).
3.4. Damnatio memoriae
La damnatio memoriae è un altro esempio di come il linguaggio epigrafico si serva di parole e immagini, anche se in questo caso è l'assenza che parla.
Nel caso in cui un imperatore o un altro potente non si comportava bene, ( per esempio Nerone, Caligola o come Massimino il Trace) (14), i romani non si limitavano a sancirne la disgrazia politica e militare, essi procedevano anche alla cancellazione materiale del nome (e quindi del ricordo prestigioso) del personaggio. Così scalpellavano le iscrizioni nel punto in cui compariva il nome famigerato, lasciando intatto il resto del testo.
Molto meno ipocriti, in questo, della censura dei totalitarismi del secolo scorso, che provvedeva a ritoccare abilmente foto e documenti, "purgandoli" dei politici caduti in disgrazia (15).
Cancellare significava quindi condannare la memoria di un uomo, dannandone il ricordo. Restava un buco, uno spazio eraso per meglio dire, che poteva essere lasciato così (e se ne vedono tanti), oppure essere colmato, senza tuttavia camuffare l'avvenuta damnatio. Infatti questa doveva restare a colpire il lettore con tutta la sua carica di censura e condanna.
In altre parole non si trattava di cancellare per dimenticare ma di cancellare per ricordare ancor meglio in eterno l'infamia.
La damnatio è sempre con noi, anche se non è sempre chiara come quella dei romani, un esempio è anche sulla facciata del nostro liceo (16), ma altri se ne potranno individuare certamente..
Nelle immagini si propongono una damnatio dell'imperatore Commodo e un curioso caso di riutilizzo (per l'imperatore Nerva) di statua equestre, dopo la damnatio dell'imperatore (Domiziano) cui era stata originariamente dedicata.
(TAVOLA 20)
3.5. Prescrizioni
I romani non si facevano scrupolo d'inserire informazioni strettamente pratiche nemmeno nelle iscrizioni funebri. Così nel testo potevano comparire, per esempio, le disposizioni testamentarie del defunto.
Oppure ci tenevano a chiarire per iscritto a quanto ammontasse la superficie spettante alla propria tomba. Quando in una stele leggiamo, ben in grande, IN AGR(o) P(edes)/IN FR(onte) P(edes), queste sono le misure in profondità e in larghezza del terreno del sepolcro. (vedi funerarie)
Questa e altre prescrizioni dovevano servire nelle intenzioni, non sappiamo se di fatto, a scoraggiare indebite appropriazioni del suolo. Erano, in qualche forma, segnali di divieto e certificavano una proprietà.
Una tale precisione, la preoccupazione del possesso anche dopo la morte, può lasciare perplessi ma ancora una volta non possiamo che ammirare la grande chiarezza del messaggio epigrafico.
Talvolta la preoccupazione era rivolta a eventuali profanazioni di un sepolcro o di un monumento.
3.6. Simboli
La presenza di simboli, specialmente in iscrizioni sepolcrali, costituisce un capitolo assai ricco dell'epigrafia. Si può almeno accennare al fatto che alcune figure simboliche venivano collegate alla morte. E' il caso, per esempio, della pigna e del frutto del melograno, oppure del delfino (17).
Un simbolo funerario speciale è l'ascia. Talvolta rappresentata, altre volte solo nominata, l'ascia è un simbolo che si diffonde in certe officine lapidarie solo in età imperiale avanzata e il cui significato è stato variamente interpretato (18).
3.7. Figure
In alcuni casi, specialmente nei monumenti funebri, il testo epigrafico è accompagnato da vere e proprie figure. Spesso si tratta di scene di mestieri; viene raffigurata, per esempio, la bottega del defunto. Ad Aquileia monumenti di questo tipo sono numerosi.
R. Chevallier in un recente contributo ha fatto il punto sugli studi relativi alle scene di mestieri nell'epigrafia romana (19). Dallo studio emerge, tra l'altro, lo stretto legame tra centri di grande rilievo economico, come Aquileia, Ravenna, Ostia, e la presenza di tombe recanti scene di mestieri. Da Aquileia, poi, i modelli venivano esportati verso l'Europa centrale. Un dato interessante riguarda l'origine sociale dei committenti di monumenti del genere: in buona parte (70%) si tratta di liberti, ossia schiavi affrancati, mentre una percentuale ben minore è costituita da cittadini romani di nascita libera. Questo significa che la tomba arricchita di figura è percepita come un simbolo di status da parte dei ceti emergenti, che rivendicano la dignità del loro lavoro quotidiano (20).
Di che mestieri si tratta? La gamma è vasta: contadino, allevatore, vignaiolo, panettiere, salumaio, macellaio, mugnaio, conciatore, falegname, calzolaio, assicuratore e molti altri.
In monumenti di questo tipo, mancando una legenda, è tassativo il ricorso all'iscrizione che, molto spesso, funge da vera e propria legenda all'immagine.
Un caso limite è quello del fornaio romano Eurisace, che si fa costruire una tomba a forma di forno (21).
Largomento può essere solo accennato perché implicherebbe un lungo discorso anche sull'arte romana e sull'iconografia epigrafica in particolare. Si possono scegliere alcuni esempi, tratti da monumenti funebri in cui il defunto o i parenti avevano chiesto al lapicida d'inserire anche una o più immagini relative all'attività artigianale svolta in vita. Queste rappresentazioni, com'è evidente, rappresentano una fonte iconografica preziosa per la ricostruzione della vita economica e sociale nell'Impero.
Nelle immagini che vedete (TAVOLE 21-28) sono i monumenti funebri rispettivamente di: costruttore di carri, calzolaio, banchiere, capomastro, cambiavalute, macellaio, ramaio, bronzista, fabbro, tintore, timoniere, cambiavalute, ramaio, bronzista, capomastro.
Un caso a sé sono le tombe di soldati. Essi amavano ricordare per filo e per segno la loro carriera e si facevano rappresentare in figure costellate di particolari significativi. Il caso che ho scelto d'illustrare non fa eccezione.
L'immagine (TAVOLA. 29) mostra una stele funeraria risalente alla prima metà del IV secolo d.C. (22)
Negli acroteri del frontone si vede la formula ormai nota D(is) M(anibus); sotto, incassato, è scolpito un rilievo. Sotto ancora c'è l'iscrizione (ma nella foto si vede solo la prima riga).
Si tratta della stele funebre del centurione Flavius Augustalis. Nel testo si ricorda che Flavio ha militato nella prima legione degli Italici per cinque anni, sei mesi, dodici giorni e quattro ore: quando si dice la precisione dei Romani! Seguono altri dati come l'età del defunto e l'indicazione degli altri defunti: la moglie e il figlio del centurione. La committente della stele risulta la figlia del centurione.
Si fa osservare l'immagine a destra del centurione. Egli indossa un pesante sagum, trattenuto da una fibula a balestra (ricordate il ruolo importante delle fibule per la datazione!) e impugna nella sinistra un bastone a fungo; in testa porta un berretto pannonico. Flavio circonda le spalle del figlio Stercorius (nominato nel testo) che indossa una tunica fermata in vita da una cintura. A sinistra c'è il calo, ossia l'attendente, diremmo noi, del centurione.
Anche solo limitando la nostra indagine a questi elementi, si può osservare come sia la sintassi della scena, sia i singoli dettagli siano stati studiati per comunicare alcune importanti informazioni: il bastone a fungo del centurione, per esempio, simboleggia immediatamente le funzioni del comando militare. Il berretto pannonico poi è una caratteristica comune ad altri soldati ritratti su monumenti funebri cristiani. Quanto al gesto del centurione, che cinge le spalle del figlio, è un richiamo al celeberrimo gruppo dei Tetrarchi di Venezia, anche se in questo caso l'atmosfera è ben più domestica. Infine è interessante il nome del figlioletto (Stircorius): si tratta di un "nome di umiliazione" (stercoreus significa "immondo, fetente") che indica chiaramente l'appartenenza della famiglia alla religione cristiana.
Anche in questo caso, il monumento va letto tutto intero: parole e figura fanno parte dello stesso linguaggio.
Un'ultima osservazione: anche nell'epigrafia poteva succedere che il messaggio non rispecchiasse fedelmente le intenzioni del committente. Quest'immagine ne è un buon esempio. Infatti noterete come l'attendente risulti grande tanto quanto il centurione, un particolare che forse non sarebbe piaciuto a quest'ultimo, se è vero che nei monumenti di questo tipo si evitava accuratamente di rappresentare il capo e il servo della stessa altezza, come testimoniano monumenti analoghi, si veda, per esempio il monumento aquileiese di Valerius Aulucentius (TAVOLA 30) in cui le dimensioni del soldato risaltano su quelle dell'attendente (23).
4. Conclusioni
Dovrebbe a questo punto essere chiaro come il linguaggio epigrafico sia ricco e complesso e soprattutto come nei testi epigrafici si integrino (con un vicendevole potenziamento) elementi di natura diversa come parole, simboli e immagini. Vorrei ricorrere ancora una volta alle parole di Giancarlo Susini: "(...) la lettura familiare ai romani è una sorta di lettura globale o insiemistica, dove la scrittura viene apprezzata nelle sue parti più visibili (...) assieme ad eventuali raffigurazioni composte unitamente alla scrittura (...), assieme al monumento, al luogo e all'ambiente" (24).
Questi aspetti fanno del linguaggio epigrafico un'invenzione di straordinaria efficacia di cui si deve tenere conto quando si studia la storia del testo. Si tratta invece di un aspetto generalmente trascurato dai non addetti ai lavori, visto che spesso si parla di testo antico con la tendenza a separare il linguaggio verbale da quello iconico (25).
5. Epigrafia e internet
Alcuni siti d'interesse epigrafico:
Utile e molto bello il corso in rete di Alessandro Cristofori dell'Università di Bologna "Le iscrizioni latine come fonte per la ricostruzione storica" reperibile all'indirizzo http://www.telemaco.unibo.it/rombo/iscriz/index.htm
Utilissima anche per l'epigrafia, aggiornatissima e sempre curata da Alessandro Cristofori, la celebre "Rassegna degli strumenti informatici per lo studio dell'Antichità Classica": http://www.rassegna.unibo.it/index.html (vedere alla voce "epigrafia")
http://www.bbaw.de/vh/cil/index.html il sito del celeberrimo C.I.L. (Corpus Inscriptionum Latinarum)
http://asgle.classics.unc.edu/abbrev/latin/ repertorio di abbreviazioni latine
http://www.univ.trieste.it/~epilab/Not1.html notiziario epigrafico a cura del Dipartimento di Scienze dell'antichità dell'Università di Trieste (Prof. Claudio Zaccaria)
http://www.univ.trieste.it/~ancyra sito dedicato al progetto di recupero e valorizzazione del monumento contenente le Res Gestae di Augusto ad Ankara, Turchia. A cura della Prof.ssa Paula Botteri
http://www.museoarcheo-aquileia.it/museo_archeo/intro.htm sito ufficiale del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia; una sezione è dedicata al celebre Orto Lapidario
http://www.ukans.edu/history/index/europe/ancient_rome/E/home.html simpatico sito dell'americano Bill Tyler, un amante delle antichità che mette a disposizione della rete anche molte foto di epigrafi scattate durante le sue vacanze italiane
Bibliografia
CANTARELLA (1981) = E. Cantarella, L'ambiguo malanno, Editori Riuniti, Roma, 1981.
CANTARELLA (1985) = E. Cantarella, Tacita Muta. La donna nella città antica, Editori Riuniti, Roma, 1985.
CHEVALLIER (1997) = R. CHEVALLIER, Perspectives de recherche sur le scènes de métiers (Gaule Cisalpine et Transalpine), Archeologia Classica, XLIX (1997) = Le province dell'Impero. Miscellanea in onore di Maria Floriani Squarciapino, Roma 1998, pp. 47-63.
FRANZONI (1987) = C. Franzoni, Habitus atque habitudo militis. Monumenti funerari di militari nella Cisalpina romana, Roma 1987.
FRASCA (1996) = R. Frasca, "Il sottile gioco di rinvii tra parole, scrittura e immagini", in La multimedialità della comunicazione educativa in Grecia e a Roma, a cura di R. Frasca, Dedalo, Bari, 1996, p. 23.
GIACOMINI DONATI (1993-1994) = P. Giacomini Donati, "Il mondo del lavoro e le sue raffigurazioni: arti e mestieri nella Cispadana romana", in Il Carrobbio, XIX-XX, 1993-1994, pp. 25-32.
JOUBERT (1993) = A. Joubert, Commissariato degli archivi. Le fotografie che falsificano la storia, Corbaccio, Milano, 1993.
ROMA AL FEMMINILE (1994) = Roma al femminile, a cura di A. Fraschetti, Laterza, Roma-Bari, 1994.
STORONI MAZZOLANI (1991) = Iscrizioni funerarie romane, a cura di L. Storoni Mazzolani, Rizzoli, Milano, 1991 (1973).
SUSINI (1982) = G.C. Susini, Epigrafia romana, Jouvence, Roma, 1982.
SUSINI (1988) = G. C. Susini, "Compitare per via. Antropologia del lettore antico: meglio, del lettore romano", in Alma Mater Studiorum, I, 1, 1988, pp. 105-113.
Altre letture consigliate
J. B. BRUSIN, Inscriptiones Aquileiae, a cura di M. Buora, Udine, 1991.
M. BUORA, "Fornaci di epoca romana in Friuli" in Fornaci e fornaciai in Friuli, a cura di M. Buora, Udine, 1987, pp. 26-50.
I. CALABI LIMENTANI, Epigrafia latina, Cisalpino Goliardica, Milano, 1991.
G. CENCETTI, Paleografia latina, Jouvence, Roma, 1978.
G. COSTAMAGNA, Paleografia latina. Comunicazione e tecnica scrittoria, Milano, 1968.
La multimedialità della comunicazione educativa in Grecia e a Roma, a cura di R. Frasca, Dedalo, Bari, 1996.
S. PANCIERA, "Epigrafia.Una voce soppressa", Archeologia Classica, vol. L, 1998, pp. 313- 330.
Vita quotidiana nell'Italia antica, a cura di S. Moscati, vol. I e II, Arnoldo Mondadori editore, Verona, 1993.
P. ZANKER, Augusto e il potere delle immagini, Einaudi, Torino, 1989.
TAV. 1
Stele funeraria della dottoressa Asyllia Lepolla (I d. C.)
Stele funeraria del medico Hilarus (I d. C.)
Recto e verso di un solido (moneta) dedicato all'imperatore Magnenzio (IV d. C.)
CIL, XI, 6721, 12 e 13 glandes perusinae (proiettili in piombo) (I a. C.)
Cippo terminale di un podere (I d. C.)
CIL, XV, 7194, collare di schiavo o di cane
CIL, I2, 952 tegola con i nomi dei consoli del 76 a. C. (Cn. Octavius, C. Scribonius Curio)
Disegni dello studioso G.D. Bertoli (Antichità di Aquileia)
CIL, I2, 1764 tesserae hospitales (souvernirs?)
Anello con corniola di Filetus
TAV. 2
CIL, I2, 728, stele bilingue (latino, greco) fatta da asiatici per ringraziare i Romani del buon trattamento ricevuto (I a. C.)
CIL, V, 5132, stele funeraria di Blandius (I d. C.)
CIL, XI, 804, vera da pozzo dedicata ad Apollo
Stele funeraria con rilievo di Tiberius Claudius Dionysius
TAV. 3
Impero romano all'epoca di Traiano
TAV. 4
CIL, V, 5132, stele funeraria di Blandius (I d. C.)
Stele funeraria con rilievo di Dionysus
Stele funeraria con foro passante e indicazione della superficie del sepolcro
CIL, VI, 21096, stele funeraria di Larcius Adiutor
Stele funeraria con rilievo di Tiberius Claudius Dionysius
TAV. 5
Stele funeraria di Quinctius Comicus (esempio di riutilizzo)
Rilievo su monumento funebre: l'officina del fabbro
AE, 1956, 15 ara-ossuario di C. Oetius (I d. C.)
CIL, VI, 886, urna di Agrippina Maggiore, figlia di Agrippa, moglie di Germanico e madre di Caligola (I d. C.)
TAV. 6
CIL, I2, 2965, epitafio del mercante di grano S. Aemilius Baro (I a. C.)
TAV. 7
Stele indicante l'estensione del L(ocus) M(onumenti) espressa in piedi
TAV. 8
Casetta funebre di Severus
TAV. 9
Stele funeraria dedicata da P. Aelius Marcianus, nella duplice veste di fratello e zio materno (avunculus)
TAV. 10
Stele funeraria di un medico chirurgo oculista
TAV. 11
CIL, XI, 3572, monumento dedicato ad Apollo (si ricorda sia la dedica che il restauro)
CIL, XIV, 59, statuetta votiva (culto di Mitra)
CIL, XI, 804, vera da pozzo dedicata ad Apollo
CIL, I2, 28, piccola base (di oggetto ignoto) dedicata a Esculapio
TAV. 12
CIL, I2, 607 stele con dedica a Ercole
TAV. 13
CIL, I2, 621, stele che ricorda uno dei triumviri incaricati della fondazione di Aquileia (181 a. C.): L. Manlius Acidinus (II a. C.)
CIL, I2, 721, dedica di statua a Silla (I a.C.)
CIL, I2, 623, abaco di colonna (sostegno di statua) che ricorda M. Claudio Marcello (II a. C.)
CIL, VI, 1033, arco di Settimio Severo (III d. C.)
TAV. 14
Arco di Tito
Stele in onore di M. Fulvio Nobiliore (II d. C.)
CIL, IX, 3305, stele che ricorda il primo peligno entrato in senato (Q. Varius Geminus)
CIL, V, 877, iscrizione in onore di un patronus di Aquileia (A. Platorius Nepos)
ILLRP, 1276, iscrizione in onore del triumviro Lepido, patronus di una città africana (I a. C.)
TAV. 15
CIL, I2, 638 miliarium Popillianum che ricorda la costruzione della strada da Reggio a Capua
CIL I2, 2129a, iscrizione relativa ai duoviri di Rimini (I a. C.) (esempio di datazione)
CIL, V, 4097, iscrizione che commemora la spesa di 20.000 sesterzi per lavori a una strada
CIL, I2, 2198, iscrizione di quattuovir iure dicundo quinquennalis (magistrato locale)
CIL, X, 7130, gradino di teatro indicante posto riservato a un certo Statilius
CIL, I2, 639, cippo gromatico che commemora la celebre commissione per la riforma agraria dei Gracchi (II a. C.)
CIL, XIV, 4549, mosaico (di Ostia) indicante una statio di navicularii, sorta di ufficio di armatori e commercianti di Cagliari.
TAV. 16
Tubo di acquedotto con iscrizione
Terracotta magica (egiziana)
Calendario a cippo di uso agricolo
ILS 8643 meridiana
Moneta aquileiese (294 d. C.)
TAV. 17
Bolli laterizi di vario tipo rinvenuti nella X Regio
TAV. 18
Esercizi di scrittura greca e latina di fornaciai su terracotta
TAV. 19
Grande iscrizione imperiale con lettere in bronzo
TAV. 20
Stele con damnatio del nome dell'imperatore Commodo
Statua equestre di Domiziano, riutilizzata dopo la damnatio per l'imperatore Nerva (con piccola modifica al volto)
TAV. 21
Monumento funebre di un costruttore di carri
TAV.22
Monumento funebre di calzolaio
TAV. 23
Monumento funebre di banchiere
TAV. 24
Monumento funebre di capomastro
TAV. 25
Monumento funebre di cambiavalute
TAV. 26
Monumento funebre di macellaio
TAV. 27
Monumento funebre di ramaio (sinistra)
Monumento funebre di bronzista (destra)
TAV. 28
Monumento funebre di fabbro
TAV. 29
CIL, V, 914; monumento funebre del soldato Flavius Augustalis (Aquileia, Museo Archeologico)
TAV. 30
Monumento funebre del soldato Valerius Aulucentius (Aquileia, Museo Archeologico)
CAPITOLI 1-2
Questa prima parte della lezione (capp. 1-2) può essere considerata come prerequisito solo nel caso in cui la classe abbia seguito un corso di epigrafia latina. Nella mia esperienza personale ho tenuto più volte un corso del genere nel biennio del liceo classico, scientifico e magistrale (attuale liceo linguistico). Il corso (articolato nell'arco di un anno scolastico o di un quadrimestre e nell'orario curricolare) è indicato soprattutto per il secondo anno del biennio, quando gli studenti sono generalmente in grado di affrontare la decodifica di un testo latino con una certa sicurezza e soprattutto conoscono o stanno studiando la storia romana. Tuttavia non c'è motivo per non proporre un corso di epigrafia sin dal primo anno del biennio. E' chiaro che in questo caso bisognerà scegliere i testi epigrafici tenendo conto del grado di difficoltà e avendo cura di proporre opportuni rimandi alla storia romana (e specialmente alla storia delle istituzioni e delle magistrature).
Quanto alla tipologia delle iscrizioni è bene dedicare almeno un'ora (ma sarebbe meglio almeno un paio) a ogni tipo di iscrizioni.
Le categorie che richiedono una trattazione più approfondita sono: le iscrizioni funerarie, le iscrizioni onorarie e le iscrizioni relative alle opere pubbliche. La trattazione di queste iscrizioni richiede inoltre (come minimo) una lezione propedeutica dedicata all'onomastica latina. Bisogna cioè che gli studenti siano in grado di riconoscere i nomi degli individui di nascita libera (ingenui), delle donne di nascita libera, dei liberti e degli schiavi. E' necessario inoltre accennare ai nomi degli adottati e in generale all'istituto dell'adozione nel mondo romano. Infine bisogna almeno accennare ai nomi e alle titolature degli imperatori.
Tuttavia anche le altre categorie epigrafiche presentano spunti di notevole interesse didattico. Per esempio, si può partire da un qualsiasi oggetto iscritto dell' instrumentum, come un frammento in ceramica aretina o in vetro, per introdurre un approfondimento di carattere archeologico.
Anche se nella lezione (per limiti di spazio) sono state trascurate le iscrizioni contenenti leggi, vorrei ricordare che queste ultime sono di estremo interesse, specialmente se si opera in una classe che studia anche diritto.
Quanto agli strumenti da usare per un corso di epigrafia, ricordo che ci si può servire di immagini tratte da manuali (vedi bibliografia) oppure ci si può collegare a Internet, scegliendo tra i tanti siti che contengono materiali epigrafici (vedi indicazioni).
Ogni iscrizione va letta a voce alta insieme agli studenti, le abbreviazioni vanno sciolte (dev'essere fornita una lista delle principali abbreviazioni, oppure, se si opera sempre con Internet, ci si può collegare a uno degli appositi siti). In un secondo momento si può passare alla decodifica e alla traslitterazione e trascrizione finale del testo. Infine è necessario dedicare uno spazio alla lettura complessiva del monumento. Naturalmente, se si tratta di una semplice stele, la cosa non presenta particolari difficoltà; se si tratta invece di un monumento più importante, come un sarcofago o addirittura un arco trionfale, è necessario predisporre opportuni rimandi alla storia dell'arte e all'architettura romana. In questo caso è sempre auspicabile la collaborazione con i colleghi di storia dell'arte.
Lavori per casa sono: traslitterazioni e traduzioni di testi epigrafici.
E' possibile abbinare le verifiche di epigrafia a quelle di latino e di storia. Questo accorgimento consente di trasmettere agli studenti il concetto che storia romana, latino, epigrafia, storia dell'arte non sono materie distinte in comparti stagni bensì un'unica dimensione culturale.
Questo lavoro costituisce la base di un corso di base di epigrafia. Il docente, a seconda del tempo di cui dispone, può trovare nell'epigrafia latina pressoché infiniti spunti di approfondimento.
Per i manuali di base consiglio di utilizzare due autori italiani : Ida Calabi Limentani e Giancarlo Susini (vedi bibliografia). Il secondo comprende, tra l'altra, una ricchissima bibliografia abbastanza aggiornata sui singoli temi.
Alla fine del corso l'ideale è effettuare un'esperienza pratica. Si possono visitare agevolmente in una giornata: l'Orto lapidario del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia (http://www.museoarcheo-aquileia.it/museo_archeo/intro.htm), l'Orto lapidario del Museo Civico di Trieste (che organizza anche visite guidate con tre tipi di percorsi possibili), oppure, se c'è solo una mattinata di tempo, la collezione epigrafica dei Civici Musei di Udine. E' comunque molto importante che gli studenti possano verificare le loro conoscenze e competenze dal vivo, per così dire. Inoltre un'uscita in città potrà consentire la visione di iscrizioni di epoca successiva.
CAPITOLI 3-4
Per la preparazione e lo svolgimento di una lezione come questa è necessario da una parte selezionare testi epigrafici significativi e prepararli nel dettaglio, dall'altra consultare contributi specifici (vedi bibliografia).
Ancora una volta può essere utile partire da un buon manuale come il Susini e consultare le bibliografie specifiche.
Per approfondire singoli argomenti è sempre raccomandabile una visita accurata al sito di Alessandro Cristofori presso l'Università di Bologna (http://www.rassegna.unibo.it/index.html). Il sito, costantemente aggiornato, è una miniera di risorse, per l'epigrafia come per tutte le discipline del mondo antico. Sempre di Alessandro Cristofori un interessante corso di epigrafia, dedicato all'importanza delle iscrizioni come fonti di ricostruzione storica (http://www.telemaco.unibo.it/).
Per reperire i saggi è indispensabile ricorrere a una biblioteca universitaria o comunque specializzata. In Udine ricordo la biblioteca dei Civici Musei (Castello), molto fornita anche per quanto concerne l'archeologia. Altre biblioteche da visitare sono quella del Museo di Aquileia e quella del Dipartimento di Scienze dell'antichità di Trieste (vedi anche il Notiziario Epigrafico http://www.univ.trieste.it/~epilab/Not1.html).
A differenza del corso di epigrafia di base, questa seconda parte non è adatta a studenti del biennio. Questo tanto per la complessità di alcune iscrizioni tanto per gli approfondimenti che possono seguire. Per esempio, da una trattazione della damnatio memoriae nel mondo latino può seguire una ricerca sulla storia della censura o sulla censura nel mondo cont
emporaneo. Dati i temi trattati, la lezione si rivolge di preferenza a una classe dell'ultimo anno, già allenata, per così dire, a un certo esercizio di esegesi delle fonti e che ha già sviluppato (almeno così si spera) uno spirito critico adulto.
1. Sull'aspetto urbanistico si veda Susini (1988) p.110.
2. A titolo di curiosità segnalo un sito che offre vari spunti relativi al tema della morte nel mondo romano: http://utenti.tripod.it/storia_romana/Giorno.htm
3. Una raccolta di graffiti pompeiani tradotti è in Storoni Mazzolani (1991).
4. A questo proposito Susini (1982) p. 23 ricorda un passo del Satyricon di Petronio in cui un personaggio afferma: "Non didici geometrias, critica et alogas naenias, sed lapidarias litteras scio (...)".
5. Sulla preparazione dell'iscrizione il Susini osserva: "La 'quadratura' dell'iscrizione - quale si riscontra già dalla preparazione dei blocchi lapidei all'atto dell'estrazione in cava, e che si traduce poi nel disegno metrico del monumento e dell'impaginazione (...) è un elemento culturale importante, alla pari della monumentalità dei caratteri, alla pari quindi con l'impiego della scrittura capitale 'quadrata' per le iscrizioni: partecipa cioè della cultura geometrica della numerazione, è un principio d'ordine e come tale contribuisce ad ispirare sicurezza", Susini (1988) p. 107.
6. Il monumento è fatto in modo che il 23 settembre di ogni anno, compleanno dell'imperatore, un'ombra cada verso l'Ara Pacis "palesemente a predicare il presagio di pace che accompagnava l'evento": Susini (1988) p. 111.
7. Quintiliano osserva: "Certa sit ergo in primis lectio, deinde coniuncta, et diu lentior, donec exercitatione contingat emendata uelocitas. Nam prospicere in dextrum, quod omnes praecipiunt, et prouidere non rationis modo sed usus quoque est, quoniam sequentia intuenti priora dicenda sunt, et, quod difficillimum est, diuidenda intentio animi, ut aliud uoce aliud oculis agatur." Quint. I. O. I, 1, 34. Su questo passo vedi Susini (1982) p.90.
8. Si veda Storoni Mazzolani (1991) passim.
9. Vedi infra cap.4.
10. Susini (1982) pp. 23-24.
11. Su questo aspetto si veda, nel dettaglio, Susini (1988) p. 112.
12. Si vedano, per esempio, alcuni testi funerari in Storoni Mazzolani (1991).
13. Sulle iscrizioni funebri di donne celebrate per la loro condotta di mogli e padrone di casa si veda Cantarella (1981) pp.154 ss.; Cantarella (1985) spec. pp. 37 ss.; Roma al femminile (1994) passim.
14. Massimino Gaio Giulio Vero, detto il Trace, imperatore acclamato dalle truppe a Magonza (235 d.C.), finì ucciso dalle truppe ad Aquileia.
15. Un testo istruttivo e anche divertente sulla falsificazione delle fotografie a scopi politici è Jaubert (1993).
16. L'aggettivo "regio", a quanto pare, è stato riabilitato in occasione dei lavori di restauro dopo il terremoto del 1976.
17. Una ricca bibliografia sugli elementi magici e simbolici nelle iscrizioni è in Susini (1982) pp.148-149.
18. Bibliografia in Susini (1982) pp. 148-149.
19. Chevallier (1997), vedi spec. pp. 50-56. Sulle scene di mestiere vedi anche Giacomini Donati (1993-1994).
20. Ricordo che ancor oggi in alcuni ambienti sociali vi è l'uso di inserire nei necrologi indicazioni, notizie e qualifiche relative alla vita lavorativa. Ho in mente, per esempio, i tanti "anziani Fiat" che compaiono sul quotidiano torinese "La Stampa". Un'usanza interclassista, visto che è condivisa anche da altre categorie sociali, come alcuni nobili, per esempio.
21. CIL, VI, 1958.
22. CIL, V, 914. Aquileia, Museo Archeologico; per la lettura di questa stele vedi Franzoni (1987) pp.37 ss. e tav. VIII.
23. BRUSIN (1991), vol. III, p.935.
24. Susini (1988) pp. 108-109.
25. E' il caso, per esempio, di Ruggero Eugeni, "Dall'alba del testo all'ipertesto" (Mediamente, Rai Educational (1996):
http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/e/eugeni.htm#link001. Sull'impossibilità di separare parole e immagini nei linguaggi del mondo antico vedi, per esempio, Frasca (1996) p23.