Mi propongo di considerare la questione:
"Possono pensare le macchine?'' 

Questo gioco viene giocato da tre persone, un uomo (A), una donna (B) e un interrogante. L'interrogante viene chiuso in una stanza, separato dagli altri due, i quali sono a lui noti con le etichette X e Y. Scopo del gioco per l'interrogante è determinare quale sia l'uomo e quale la donna, facendo delle domande del tipo ``Vuol dirmi X, per favore, la lunghezza dei propri capelli?'' Affinché né il tono della voce né la grafia possano aiutare l'interrogante, le risposte sono dattiloscritte. Lo scopo di A nel gioco è quello di ingannare l'interrogante e far sí che fornisca una identificazione errata. Lo scopo di B è invece quello di aiutarlo. Turing si chiese che cosa sarebbe accaduto se una macchina avesse preso il posto dell'uomo nel gioco e se l'interrogante fosse stato un uomo.. 
L'uomo interrogante sbaglierà tante volte quante gli accadrebbe nel caso in cui dall'altra parte ci fossero un uomo e una donna? 
In questo caso il comportamento della macchina deve essere considerata intelligente, perché è in grado di comportarsi, in quella situazione, come un uomo.

La macchina deve quindi ingannare un essere umano giocando al gioco dell'imitazione, inducendolo a credere di conversare con un altro essere umano e non con una macchina.
Le macchine di Turing sono macchine a stati discreti in grado di simulare altre macchine a stati discreti. 
Di conseguenza, possiamo cercare di immaginare la descrizione di un essere umano in termini di stati interni, segnali di ingresso e segnali di uscita, sulla quale basare la programmazione di una macchina di Turing che lo simuli e riesca così a superare il test.

Il criterio di similitudine è la capacità di interagire linguisticamente e di risolvere situazioni problematiche.

Un insieme di simboli (le lettere dell'alfabeto) e un insieme di regole (lessicali, grammaticali e logiche) possono essere combinati per formare parole e frasi.
Gli stati interni sono gli insiemi di proposizioni che esprimono le conoscenze possedute dall'essere umano, i segnali di ingresso sono le domande rivolte dall'interlocutore e i segnali di uscita sono le eventuali risposte date dall'essere umano in base alle sue conoscenze. 
La macchina simulatrice potrebbe dare l'impressione di essere in grado di sostenere una conversazione: potrebbe rispondere in modo pertinente a domande del tipo ``quanto fa 34957 più 70764?'' oppure ``se io avessi soltanto il Re in c3 e una Torre in h8, e il mio avversario avesse soltanto il Re in e1, che cosa faresti al mio posto?''; se invece la si interrogasse su di un sonetto o su questioni politiche, potrebbe limitarsi a rispondere che non si è mai interessata né di poesia, né di politica.

Secondo Turing  la scelta di limitarsi, durante il gioco dell'imitazione, all'interazione linguistica, permetteva di tracciare una netta linea di demarcazione tra le abilità fisiche e quelle intellettuali di un sistema intelligente.

Le espressioni utilizzate dalla macchina, anche se apparentemente sensate, potrebbero essere però prive di contenuto e la macchina potrebbe non essere consapevole di quello che dice.

  Turing  afferma:
- Secondo la forma più estrema di questa opinione, il solo modo per cui si potrebbe essere sicuri che una macchina pensa è quello di essere la macchina e di sentire se stessi pensare. [...] Allo stesso modo, secondo questa opinione la sola via per sapere che un uomo pensa è quella di essere quell'uomo in particolare. [...] Probabilmente A crederà ``A pensa, ma B no'', mentre B crede ``B pensa, ma A no''. Invece di discutere in continuazione su questo punto, è normale attenersi alla educata convinzione che ognuno pensi.-

... continua