INTERESSANTE AGGANCIO CON ITALO CALVINO.

Nel libro Le Città Invisibili di Italo Calvino, le città esistono in funzione del progetto umano che le edifica.
Infatti non è fondamentale che Marco (Polo), il protagonista, abbia  effettivamente visitato le città di cui parla.

La carica conoscitiva della letteratura  si manifesta nella proposta di una molteplicità di modelli, "mondi possibili",
dipende dalla  "falsificabilità" di questi ipotetici mondi che infatti non si sottraggano né alla reciproca discordanza, né alla smentita dai fatti dell'esperienza, nel momento in cui si incarnano in un gruppo.


( da Una pietra sopra: Cibernetica e fantasmi)
Alla fine del  libro Ti con zero Alexandre Dumas ricava il suo romanzo il Conte di Montecristo da un iper-romanzo che contiene tutte le varianti possibili della storia di Edmond Dantès.

L'abate Faria e Dantes sono prigionieri di un capitolo del Conte di Montecristo e studiano un piano per evadere dalla fortezza.

Mentre Faria a forza di tentativi tende a realizzare la fuga perfetta, Dantès, sulla base degli errori di Faria, cerca di disegnare una mappa, tende a immaginare la prigione perfetta, quella dalla quale non si può fuggire.

Le sue ragioni sono le seguenti: “Se riuscirò con il pensiero a costruire una fortezza da cui è impossibile sfuggire, questa fortezza pensata o sarà uguale a quella vera e in questo caso è certo che di qui non fuggiremo mai, ma almeno avremo raggiunto la tranquillità di chi sta qui perché non potrebbe trovarsi altrove,- o sarà una fortezza dalla quale la fuga è ancora più impossibile che di qui, e allora è segno che qui una possibilità di fuga esiste: basterà individuare il punto in cui la fortezza pensata non coincide con la vera per trovarla”

Dantes costruisce la sua teoria e la controlla sperimentalmente, tentando di trovare la differenza tra la sua teoria e la realtà. Se non la trova, vuol dire che non è riuscito a trovare la differenza tra la prigione immaginata e la prigione reale. La teoria ha superato ancora una prova, non è stata verificata, ma solo corroborata.

Questo non vuol dire che la sua prigione coincida con quella reale, ma solo che Dantes non è riuscito a trovare differenze, se invece le trova è certo che la sua prigione teorica è diversa da quella reale, viene falsificata almeno per un aspetto. Fino a quando non viene smentita è ragionevole che Dantes non tenti fughe senza speranze, perché non c'è via di uscita, così come non è ragionevole buttarsi dalla torre dato che le argomentazioni sono a favore di una morte certa.  

Faria cerca invece per tentativi la via di uscita, cerca di capire come è fatta la prigione con metodi puramente induttivi, attraverso degli esperimenti, i tentativi di fuga. Dantes vuole risolvere il problema partendo da una teoria ad hoc, immaginarsi la prigione perfetta, immaginarsi la realtà. La realtà immaginata viene o meno smentita dalla realtà osservata.  

Faria potrebbe essere anche più fortunato di Dantes e trovare, per pura fortuna, la via d’uscita,  potrà anche indurre alcune rappresentazioni mentali della prigione, in base alle sue esperienze di tentativi di fuga.

Dantes invece a tavolino permuta le varianti della fuga nel tentativo di rappresentare la fortezza perfetta.