C.   Oltre il gioco combinatorio: "una discussione  sulla città moderna"

 

 

"Un simbolo più complesso, che mi ha dato le maggiori possibilità di esprimere la tensione tra razionalità geometrica e groviglio delle esistenze umane è quello della città. Il mio libro in cui credo d'aver detto più cose resta Le città invisibili, perché ho potuto concentrare su un unico simbolo tutte le mie riflessioni, le mie esperienze, le mie congetture; ..."

I. CALVINO, Lezioni americane, Esattezza, in I. C., Saggi I, Meridiani, Mondadori, 1995, p. 689

"E' con occhi nuovi che oggi ci si pone a guardare la città, e ci si trova davanti agli occhi una città diversa, dove composizione sociale, densità d'abitanti per metro quadrato costruito, dialetti, morale pubblica e familiare, divertimenti, stratificazioni del mercato, modi di ingegnarsi a sopperire alle deficienze dei servizi, di morire o sopravvivere negli ospedali, di imparare nelle scuole o per la strada, sono elementi che si compongono in una mappa intricata e fluida, difficile a ricondurre all'essenzialità d'uno schema.

Ma è di qui che bisogna partire per capire ­ primo - come la città è fatta, e - secondo - come la si può rifare. Infatti , la chiaroveggenza critica della negatività di un processo ormai avanzato non può oggi bastarci: questo tessuto con le sue parti vitali (anche se solo d'una vitalità biologica e non razionale) e con le sue parti disgregate o cancerose è il materiale da cui la città di domani prenderà forma, in bene o in male, secondo il nostro intento se avremo saputo vedere e intervenire oggi, o contro di esso nel caso contrario. Tanto più l'immagine che trarremo dall'oggi sarà negativa, tanto più occorrerà proiettarci una possibile immagine positiva verso la quale tendere."

I. CALVINO, Gli dèi della città in Una pietra sopra, in I. C., Saggi I, Meridiani, Mondadori, 1995, p. 349

 

"Le città invisibili sono un sogno che nasce dal cuore delle città invivibili" scrive Calvino, che ci fornisce, a partire dal risvolto di copertina della prima edizione  dell'opera,  e poi in molte interviste e saggi critici, non solo 'piste' per la lettura del libro (definito di volta in volta 'un libro così', 'un poliedro' ecc.), ma anche  la testimonianza di sentirsi, nella  sua ricerca delle ragioni profonde che hanno portato gli uomini a vivere nelle città, parte attiva nel dibattito che, a partire dalle necessità della ricostruzione nel dopoguerra, animava la architettura e l’urbanistica degli anni '60/'70, con una forte componente utopica.

 

Il confronto tra le città descritte da Marco Polo a Kublai Kan e i molti  progetti utopici degli urbanisti di quegli anni, suscitano suggestioni e molteplici riflessioni su  una serie  di  temi, che  investono sì le strutture delle città, ma anche e soprattutto le  motivazioni  - esistenziali, etiche e civili -  del  vivere associato  e, in  senso ancora più ampio, l'immaginario  collettivo  dell'umanità  del ventesimo secolo.

 

Lavorando in compresenza con il collega di Storia dell'arte, si possono sollecitare gli studenti a stabilire confronti e opportuni collegamenti tra le pagine del testo e i progetti (presentati in diapositive, ma anche riprodotti graficamente da loro stessi) frutto di quel dibattito.

Soprattutto sul piano grafico, le attività  di seguito indicate possono inserirsi nella programmazione curricolare complessiva, prevista  per l'ultimo anno di corso dell'insegnamento di Disegno e Storia dell'arte, e impegnare quindi  gli allievi  ben oltre il numero di ore qui previsto.

 

OBIETTIVI

Conoscenze:

q       documentazione sulla pianificazione urbanistica in Europa nel secondo dopoguerra.

Competenze:

q       interpretazione di immagini e testi critici relativi a progetti urbanistici, che esemplifichino il percorso architettonico dalla modernità alla contemporaneità.

Capacità:

q       sviluppo delle capacità di analisi, confronto, sintesi e rielaborazione critica;

q       capacità di operare collegamenti pluridisciplinari.

 

 

 

 

L'Unità didattica è strutturata in due lezioni: la prima della durata di un'ora, la seconda di due ore.

 

Lezione I (1h): La città: continuità di un 'simbolo'

Þ     Recupero di suggestioni, informazioni e osservazioni desunte dall'Unità didattica B, Lezione I

Þ     Altre riflessioni di Calvino sul tema-simbolo della città (All. 1C - 2C - 3C - 4C - 5C)

Þ     L'autore fornisce alcune chiavi di interpretazione del 'simbolo' città ne Le città invisibili (All. 6C - 7C - 8C)

 

Metodologia

Compresenza degli insegnanti di Italiano e Disegno- Storia dell'arte.  Gli insegnanti leggono alla classe i testi degli allegati, li contestualizzano e li commentano.  Alla fine l'insegnante di Disegno-Storia dell'arte opera una sintesi, in funzione soprattutto dei contenuti della lezione successiva.

 

 

 

Lezione II (2h):  Il dibattito sull'urbanistica, in Italia e nel mondo, dagli anni '50  agli  anni '70:

quali suggestioni  riuscì ad esercitare su Calvino ?

Þ     L'insegnante di Storia dell'arte illustra, come premessa al dibattito sull'urbanistica negli anni in cui Calvino concepisce Le città invisibili, la situazione esistente nelle capitali europee tra primo e secondo dopoguerra. Viene distribuito materiale in fotocopia.

Þ     Gli studenti sono invitati a riunire per tipologie i vari piani urbanistici analizzati, distinguendo in una mappa sintetica quelli omologhi da quelli dissimili.

Þ     L'insegnante  illustra  i termini del dibattito architettonico e urbanistico vivo in Italia, e nel resto del mondo, durante il secondo dopoguerra (dibattito che sfocia nelle utopie degli anni '60), e distingue criticamente le varie posizioni (All. 9C; 1.2 MB) .

Þ     Partendo  dall'analisi  delle 55 città descritte da Calvino, l'insegnante di Italiano aiuta gli studenti ad estrarre  gli elementi urbanistici ed architettonici  più significativi.

Identificati gli elementi più suggestivi, gli studenti fanno proposte di possibili abbinamenti tra quanto indicato precedentemente nella mappa sintetica e i passi prescelti  del testo di Calvino.

Di seguito sono presentate  solo alcune  proposte, per fornire le  prime indicazioni  sul  lavoro che  ogni  singolo  insegnante  svilupperà  con  i suoi studenti, stimolandone intuito e creatività:

Fig. 1 (cfr. All.9) = OTTAVIA (Le città sottili. 5.);

Figg. 3 ­ 4- 5 (cfr. All.9) = BERSABEA (Le città e il cielo. 2.);

Fig. 5 (cfr. All.9) = SMERALDINA ( Le città e gli scambi. 5. ).

 

Metodologia

E' prevista la compresenza, almeno per parte della lezione, degli insegnanti di Italiano e Storia dell'arte.

Dalla lezione  frontale si passa alla lezione  dialogata; poi lavori di gruppo e dibattito conclusivo.

Ci si serve di diapositive e di strumenti audiovisivi appositamente elaborati.

Alcune immagini vengono proiettate. Viene distribuito materiale in fotocopia.

 

 

 

Sviluppi operativi extramodulari.


Dal libro all'architettura e  dall'architettura al libro
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Come  si  è  detto, l'attività di  ricerca e di composizione grafica può avere una continuazione ben oltre le  tre ore previste in  questa Unità Didattica, inserendosi  nella  programmazione curricolare complessiva, relativa   all'ultimo  anno di corso, dell'insegnamento di Disegno e Storia dell'arte.

Si  propone  qui  un  seguito  così articolato (e  va detto che - per il punto 1- è lavoro già  in via di sperimentazione didattica in  due quinte del nostro Liceo):

 

1.       Dopo aver osservato  e preso nota delle tipologie e degli elementi significativi dei progetti degli anni  '50-'70 in campo internazionale, gli studenti, divisi in gruppi, esamineranno tutte le  55 città, cercando di estrarre da ognuna  tutti gli elementi architettonici e urbanistici immaginati dallo scrittore.

 

2.       Gli studenti, sempre divisi per gruppi, per ogni città immaginata da Calvino elaboreranno, quando esistano i requisiti, una serie di disegni che contengano gli elementi rintracciati.

      La ricerca grafica sarà libera.  Il risultato finale sarà l'assemblaggio di tutti gli spunti in un unico grande 

      disegno di città, che risulterà  essere la summa delle città di Calvino.

      (Come indirizzo si rimanda all'arte del fumetto, e all'esempio delle avventure di Flash Gordon!)

 

3.       Gli studenti elaboreranno, per gruppi, una città calviniana, con elementi ripresi da progetti e realizzazioni di architetti impegnati  in quegli anni.   La tecnica consigliata è il collage, costruito con  elementi ripresi dall'architettura utopistica.

 

Continuando nella nostra indagine, abbiamo individuato un ulteriore campo di ricerca, che  meriterebbe adeguato approfondimento: quello dei rapporti e delle possibili reciproche influenze tra l'architetto torinese Paolo Soleri (1919) e Italo Calvino (1923-1985), che a Torino lavora alla Einaudi.  

Anche se dal 1956 Soleri si  era trasferito in Arizona, frequenti erano i suoi viaggi in Italia  e proprio nel 1969 aveva pubblicato un testo divenuto 'leggendario' per gli architetti, gli urbanisti e gli artisti di tutto il mondo:  Arcology -City in the Image of Man-, MIT Press, con numerosi riferimenti ad architetti 'visionari' come Piranesi, Boullèe e Ledoux.

Inoltre a New York e Washington ci furono in quegli anni mostre che illustravano i progetti di Soleri, mostre di cui pensiamo  Calvino abbia avuto notizia  e conoscenza.

 

Inoltre, da quanto  risulta dai suoi scritti, Calvino  è sempre stato  attento  frequentatore di  esposizioni e mostre d'arte, da  cui ha ricavato sollecitazioni e spunti di  riflessione. Molto   significativi  ad esempio sono i  riferimenti allo scultore Fausto Melotti (1901-1986), e anche in questa direzione si può aprire una ricerca.

       

Che per visitare lo studio di Melotti occorra passare per una botola salendo e scendendo una scaletta da sottomarino, è un dato di fatto da non trascurarsi… perché ogni itinerario conoscitivo non può che iniziarsi con una scoscesa dislocazione verticale…

I segni vanno comunque tenuti alti: senza nessuna prosopopea, con la leggerezza, l’attenzione, l’industriosa ostinazione dei palafitticoli. Era verso il regno delle palafitte che il viaggiatore ­ e non da ieri ­ muoveva i suoi trampoli: solo habitat possibile per i secoli immediatamente prossimi. Apprendere da Melotti che l’infinito s’avvolge su se stesso a spirale autorizza d’altronde a una certa confidenza con lo spazio e col tempo”. 

I. CALVINO, I segni alti (per Fausto Melotti), (1971), in I. C., Saggi II, Meridiani, Mondadori, 1995, p.1970-71

C'è stato un momento in cui dopo aver conosciuto lo scultore Fausto Melotti, uno dei primi astrattisti italiani, che solo nella vecchiaia è stato scoperto e valutato secondo il suo merito, mi veniva da scrivere città sottili come le sue sculture: città su trampoli, città a ragnatela».

I. CALVINO, Intervento su «L’Espresso», 5 novembre 1972, ora in M. BARENGHI,  Le città invisibili, in I. C., Romanzi e racconti II, Meridiani,  Mondadori, 1992, p.1358-63